Betlemme e il pane

L’etimologia del nome della città in ebraico significherebbe «Casa del pane»

Notoriamente Betlemme significa “paese del pane” e questo ci rimanda al corpo di Gesù nel rito della Messa. Come tutti i significati della religione cattolica, ma anche di altre in contesti culturali diversi, si riprendono antiche simbologie, centrali nella vita delle società antiche.




La spiga del pane rappresentava il sole, mentre quella dell’orzo (che deriva da “orso”), rappresentava madre terra. Tutti i riti iniziatici di Demetra avevano nella spiga del grano un elemento da adorare come divinità. Persefone e Dioniso facevano rinascere la spiga viva dal chicco di grano, che moriva e poi si riproduceva in quella nascente. Demetra era la dea fondamentale per la vita, adorata in Egitto con il nome di Iside. In Grecia e nelle relative colonie, fra le quali si annovera soprattutto l’Italia Meridionale, come Demetra.
Quindi il corpo di madre terra era quello che dava la possibilità di far ripetere il miracolo del grano. In Egitto si sotterrava un pupazzo colmo di semi di grano, che rappresentava Osiride; curato nel tempo generava spighe. Osiride era il greco Dioniso, divinità anche italica. Da ciò si desume che gli alimenti centrali dei riti erano il pane e il vino, adottati poi dal Cristianesimo, perché è Gesù a subentrare, nella maggioranza dei casi, a Dioniso. Infatti quest’ultimo era contemplato come protagonista nei Misteri di Demetra.
Il pane era il corpo, il vino lo spirito; non a caso l’alcool si chiama anche volgarmente spirito. Il vino che inebriava permetteva all’uomo di connettersi con il dio cosmico.
Nella tradizione, quando cadeva a terra un po’ di pane, lo si puliva col soffio e con le mani e lo si baciava.

Conosciamo abbastanza bene l’importanza del pane, un po’ meno quella del vino.
I pescatori, un tempo, bevevano solitamente in un giorno, anche dieci litri di vino e senza ubriacarsi. Perché il vino dava energia ed era, nel contempo, un alimento medicinale, cioè preservava da diverse malattie. Lo stesso per i pastori e soprattutto per gli agricoltori. Nei riti magici garganici una puerpera, che non aveva latte, faceva benedire dal sacerdote sette fette di pane, col quale, dopo, doveva fare il pancotto. In questo caso il pane è collegato al latte materno, anch’esso nutrimento sacro e primevo.
Dopo un matrimonio, all’uscita della chiesa, sugli sposi si lanciava il grano. In alcuni paesi, come Panni in provincia di Foggia, il grano era usato addirittura come moneta.

Molti sono i riti che hanno come protagonista il grano. I fornai di un tempo, ma anche quelli di oggi, facevano il pane a forma di genitali. Quando ero piccolo il “filoncino” rappresentava il sesso maschile, la “spaccatella”, una pagnottella divisa in due, rappresentava quello femminile. I taralli, la pagnotta, la pizza, erano rappresentazioni di madre terra. Sul letto della sposa, come augurio di fertilità e prosperità, si metteva il grano.


Ma esiste una differenza fondamentale tra il messaggio di Dioniso e quello di Cristo, connessi fortemente con il Natale? Dioniso è dio e demone, Cristo è solo Dio. Cioè il Cristianesimo ha rigettato come demoniaco tutto ciò che non era Cielo, il mondo ctonio, il mondo dell’istinto a vantaggio di un mondo solare, celeste, diventando in qualche modo una religione idealistica, pura, incontaminata, mentre quella pagana valorizzava il mondo ctonio per raggiungere quello celeste.
Un esempio. Il dio Pane, e qui ritorna la parola “pane”, era un dio demonio, fortemente sessualizzato, ma indispensabile alla natura, agli uomini e gli animali perché portava fertilità sulla terra. Tale dio caprino, col Cristianesimo divenne il diavolo e il sesso demonizzato.
Quindi la riforma che vede sostituire il dio Sole da Cristo, nella festa della sua nascita il 25 dicembre, poco dopo il solstizio d’inverno, è una vera rivoluzione religiosa. La Chiesa respinse i significati di molti simboli pagani, ma per comodità li adottò modificandone il rimando culturale-religioso.
Il presepe tradizionale era in realtà un presepe dedicato a Dioniso, al sole nascente, ma venne poi adottato dai cristiani. Il presepe di frasche di leccio, di olivo, gli zampognari, il bue e l’asinello, la grotta e tanti altri simboli divennero cristiani.
Resta una coerenza di fondo nel passaggio da Dioniso a Cristo. Ambedue rappresentano il sole e quindi il grano, il pane e anche il vino. Vorrei a questo punto riportare alcune frasi della famosa canzone Quanne nascette Ninne, che mostrano chiaramente che la composizione non è di Sant’Alfonso de’ Liquori, ma molto più antica e tradizionale.

‘N da ‘nu paese che si chiama Gadde
sciurettere li fiure, nascette l’uva.
Ninne mio sapuritiello,
raspucelle d’uva sì.
Ca tutt’amore, faje doce a vocche
e po’ ‘mbriache ‘u core.

In un paese che si chiama Gad
sbocciarono i fiori, nacque l’uva.
Ninno mio saporitello,
grappolo d’uva sei.
Con il tuo amore, fai dolce la bocca
E poi ubriachi il cuore.

Posted

15 Dec 2022

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Angelo Capozzi



Foto dal web





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