Una caccia-gioco di primavera

La caccia alle rondini era, in un passato non molto lontano, una caccia per adulti; questo in tempi di necessità, di fame, quando pur di mangiare carne si uccidevano anche cani e gatti. Per ragazzi un gioco di primavera che ha tramandato questa antica tradizione fino ai giorni nostri

Prendevano l’arma, il roscilillo (‘u ruscelìlle), che era una mazzetta con la parte inferiore fissa (il manico) e una superiore che ruotava (una rondella di legno girava attorno ad un’asta di ferro). A quella superiore che ruotava, si agganciava un’elica di zinco che, durante la veloce rotazione, volava in cielo.

Si imprimeva un movimento rotatorio come si faceva con la trottola per mezzo di una cordicella fatta di tanti fili colorati intrecciati, costruita dai ragazzi stessi con un sistema di tessitura geniale e, forse, molto antico.


Tale cordicella colorata era un omaggio alla dea della primavera, che nel Foggiano e nell’intero Sud si identificava nella Pacchiana, di cui abbiamo altre volte parlato.
La “palomma” di zinco, il cui nome poteva significare sia “farfalla” che “colomba” (altrettanti simboli della dea dell’amore, la Luna Rossa, Semele) volando in cielo, veniva scambiata dalle rondini per un insetto (e quindi il riferimento è più alla farfalla); cercavano di catturarla con la bocca e si ferivano, cadendo sul terreno.

È risaputo che toccando il terreno quasi tutte le rondini, anche se ancora vive, non riescono più a volare. Succedeva che i ragazzi dopo averne catturate una decina, in campagna, accendevano il fuoco, le spellavano, le arrostivano e le mangiavano. Era carne dura e con la pelle era ancora più dura. In pratica era una “carnaccia”.

Molto misteriosa e pericolosa era una variante: la “lettera”. Si lanciava in alto, accompagnata da un sasso, per mandarla su, una carta bucata al centro. La rondine, ignara del trucco, sarebbe entrata, secondo le previsioni, nel foro, intrappolata con le ali. Davanti casa mia, a Candelaro, c’era uno spiazzo e tutti gli anni c’era la caccia alle rondini, dove nel gruppo dei “terrazzani” c’era anche qualche anziano che faceva da leader: non ho mai visto una rondine presa con la “lettera”, ma ricordo bene che un sasso di ritorno mi ruppe la testa, lasciando il segno indelebile della non felice avventura.





Dare un senso alla caccia-gioco, potrebbe essere facile: il cacciatore è l’uomo e la rondine è la donna, che la fa sua. Però il significato potrebbe essere ben più articolato e complesso di quello che si crede. La “lettera” potrebbe essere quella mandata alla fidanzata, alla donna.

Un altro metodo che si usava per prendere le rondini era quello di mettere dei fili semitrasparenti sulla superficie di un fiume, da una riva all’altra; quando le rondini andavano a bere incappavano nei fili e, tramortite, venivano catturate. Si portavano a riva con l’ausilio di una lunga mazza.
La caccia alle rondini era sicuramente, in un passato non molto lontano, una caccia per adulti; questo in tempi di necessità, di fame, quando pur di mangiare carne si uccidevano anche cani e gatti. I ragazzi tramandavano questa antica tradizione. Una prova che quella alle rondini era una caccia di adulti lo si evince nella tradizione, ormai solo un ricordo, di cucinare le rondini nelle cantine (osterie), quando la carne di rondine riusciva ad accompagnare le sorsate di vino paesano.

La simbologia augurale di resurrezione della rondine è testimoniata dai monumenti funerari, rappresentati dalle stele daune, dove bellissime rondini rubano intere scene, in quanto simboli efficaci di resurrezione dei morti, antichi proprietari delle stesse. Dopo l’inverno, della morte della natura, ritornava la primavera della rinascita.
Quando una rondine ritornava nel nido dell’anno trascorso, gli abitanti di quella casa, dove esso poggiava, sarebbero stati fortunati. La rondine era l’animale simbolo della primavera e dei paesi caldi, che si contrapponeva all’oca, simbolo dell’inverno e del suo ritorno in qualità di stagione fredda.
Erano due uccelli che rappresentavano la stagione calda e quella fredda. La loro apparizione denotava il ritorno di una di esse e delle rispettive divinità.

Posted

13 Jul 2021

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Angelo Capozzi



Foto dal web





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