Critica letteraria

E forse a Boccaccio piace la pioggia

Due chiacchiere con Michele Libutti su il temporale

Il mondo è quel che è: la maturità, parlo anche di quella letteraria, consiste nel fare esperienza di un semplice fatto e cioè che il mondo, per dirla anzitutto con Italo Svevo, non è né bello e né brutto ma è originale. Maturità è accettazione di questa verità profonda e tentativo di metterla addirittura per iscritto: un po' come quando si dipinge un quadro realista, con tutta la bellezza della pennellata fedele, una pennellata di genere dal colore intenso e profondo.

Frammenti

«L’uomo rimasto senza predatori, ha sviluppato il linguaggio per diventare preda di sé stesso» Marco Luppi da Frammenti

Dico di Frammenti la recente pubblicazione di Marco Luppi che segna un percorso assolutamente consequenziale alla poetica precedente, in cui già si ravvisano nuove esigenze organizzative del pensiero.
All’orizzonte degli eventi – pubblicato nel 2020 – in cui lo sguardo determina la parola (sottotitolo), preannunciava già l’esigenza di un minimalismo discorsivo, della sintesi che sveste il superfluo, dell’argilla che diviene basalto, mantenendo al netto l’essenziale.
Così come predittivo ai contenuti è il titolo della sua ultima opera Frammenti, sempre Eretica Edizioni.

Vintage Berlin

Un libro fotografico che ritrae la Berlino dei giorni nostri, una città che ha mantenuto in ogni suo aspetto quell'affascinante e inconfondibile carattere vintage

Vintage Berlin, di Cristina Leone è un catalogo fotografico, un’opera d’arte di tutto rispetto, realizzato con competenza, preparazione, plasticità, rappresentazione di una realtà 6scenograficamente equilibrata e con tutti i dettami necessari per destare un interesse divulgativo.

La Sconosciuta

Un libro primigenio nel suo genere dove l’Amore domina incontrastato, appagante, sviscerato, crocifisso dai tabù inespressi della morale dominante, dall’utilitarismo, dalle convenzioni sociali…

Un libro primigenio nel suo genere, non usuale, da leggere ed assaporare piano, un libro dove l’Amore “nobile/ puro/ ignorante…” domina incontrastato su tutta la feconda e geniale narrazione. Un Amore di cui non si è mai sazi, un Amore appagante, sviscerato, mangiato a morsi come “un pezzo di torta Sacher” un amore primitivo, idolatrato come un vecchio Totem e poi crocifisso dai tabù inespressi della morale dominante, dall’utilitarismo, dalle convenzioni sociali….
Ma poi comprendi che a mischiare le carte è il Destino, il Demiurgo fuori di scena al quale non si può sfuggire anche se poi ti chiedi se è stato proprio il Fato a rigenerare ed incenerire una storia affogata nell’amore, annegata in un bicchiere di whisky di cui non puoi più fare a meno! E poi c’è Amanda la dolce, la clessidra che segna e sbriciola il tempo ad un’ora dal destino, che fa a pezzi il suo “IO” per fare i conti col “fuori di sé” la Sconosciuta, il suo Alter ego, il suo contrario col quale però si completa… autocoscienza!

Discorrendo di Silone

Un saggio di Romolo Liberale nelle riflessioni di Maria Assunta Oddi per l’anniversario della sua nascita

Nell’omaggiare, Romolo Liberale, scrittore e poeta, nell’anniversario della sua nascita avvenuta a San Benedetto dei Marsi il 1 febbraio 1922, mi piace ricordare il suo rapporto con il conterraneo Ignazio Silone per aver condiviso il desiderio di un avvenire per i “cafoni” del Fucino liberato dall’ingiustizia e fecondo di nuovi sogni e di libertà.
Del resto vi è correlazione tra l’opera siloniana e il grande movimento contadino che negli anni 1950-51 portò alla liberazione dall’oppressione del Principe Alessandro Torlonia.

William Butler Yeats: un amore nel tempo

Maud Gonne: la musa di Yeats

C’è una poesia impressa nella mia memoria per le suggestioni sensoriali che da sempre riesce ad evocare. When you are old, del poeta irlandese William Butler Yeats (1865-1939), riesce ancora a riportarmi indietro nel tempo, a quel corso universitario di letteratura inglese a Cardiff e alla morbida e cadenzata recitazione di un affascinante professore. Le associazioni di suoni soffici attraverso l’uso combinato di assonanze e allitterazioni donano ritmo e musicalità a dei versi che accompagnano i nostri sensi proprio come la storia che cercano di raccontare.

Elso Simone Serpentini scopritore, testimone e voce autentica della Teramo di ieri

Già docente di storia e filosofia, studioso e ricercatore, saggista, storico e filosofo, storico della massoneria, cultore di poesia e letteratura dialettale

Su queste annose, antiche pietre
[...]
la vita va scorrendo astrusa,
come un superfluo orpello,
lenta, vetusta, ma caparbia


Ho ricevuto con piacere due delle numerose pubblicazioni del poeta e studioso abruzzese, il professore Elso Simone Serpentini (Teramo, 1942) in questi giorni e intendo parlarne, seppur brevemente. Studioso attento del dialetto e di ogni aspetto della cultura storico-popolare della città di Teramo, Serpentini si è destreggiato nel corso del tempo anche con un’ingente opera di traduzione dallo spagnolo e dal portoghese.

Veza Canetti. Autodafé di un amore

Un romanzo di Gianfranco Longo: la storia e la vita della scrittrice raccontata pa-gina dopo pagina, in modo chiaro, attento, preciso

Veza Canetti. Autodafé di un amore (Il Poligrafo, 2022) di Gianfranco Longo, docente di Filosofia della Pace e dei Diritti Individuali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” è un saggio caratterizzato da uno stile catechetico-confessionale e mnemo-epifanico in cui l’Autore utilizza, andando a riprendere le sue parole: una tecnica narrativa di flusso verbale in cui alla divulgazione di un determinato autore e alla riflessione ermeneutica sulla sua opera si affianca la conoscenza della sua vita in un determinato momento civile e in un peculiare passaggio storico-politico e sociale, interpretando il valore della sua opera, lasciando che sia l’autore stesso a rivelarsi.

Il tempo del male

Il rammarico per le vicende riguardanti la sfera personale ed in particolare collettiva, in questo spazio temporale, che è Storia, ha dato corpo ad una narrazione di ordine esistenziale e intrapsichico, maturando nell’Autrice Nunzia Binetti la scelta del titolo

Come nell’epifania conclusiva tra tutte quelle che si manifestano in Dubliners di James Joyce, dunque nel racconto I morti, il nulla accerchia tutti, bianco; cade come neve e, nella raccolta di >strong>Nunzia Binetti>/strong> Il tempo del male (Terra d’ulivi edizioni, Lecce 2019), esso è “egotica tendenza al non pensiero” – l’endecasillabo perfetto si addice perfettamente, quasi a passo di danza, a questa definizione. Il nulla si manifesta in quell’intervallo di “perfezione ardita”, quale si rivela essere la solitudine. Questa è non solo condizione oggettiva, vale a dire un semplice dato di fatto per chi la vive e la attraversa, bensì anche un momento perseguito intenzionalmente, con chiara e netta autocoscienza e con la deliberata ricerca del silenzio, là dove il tempo si distende.

La Jihadista

Una storia avvincente, un romanzo di Ayelet Pianaro in cui le ambizioni politiche si amalgamano magistralmente con il fanatismo fondamentalista, per partorire violenza allo stato puro

Leggere il libro di Ayelet Pianaro fa un certo effetto. Sorpresa, ammirazione, imbarazzo ma soprattutto coinvolgimento. Non è poco e non soltanto per la complessità dell’ordito narrativo, orchestrato molto bene dal punto di vista letterario, ma anche per le tematiche trattate, tutte indistintamente di notevole importanza sociale, culturale, politica e umana. La Pianaro, nata a Vicenza trentasette anni fa, ha studiato è si è diplomata negli Stati Uniti, nel Nort Carolina. Solitamente nei suoi scritti tratta problemi sociologici; La Jihadista rappresenta il suo primo impegnativo esordio nel genere letterario Thriller Fantapolitico.
Credo non sia stato semplice districarsi, così egregiamente, in tematiche di estrema attualità, nelle quali si è inserita con competenza e precisa razionalità, sia sotto l’aspetto narrativo, esaustivo e fluido, che psicologico e intellettivo.

Epistole del cuore. Un libro di Raymonde Simone Ferrier

Épîtres du cœur. Except Love, nothing is really serious

Ho conosciuto Raymonde Simone Ferrier qualche anno fa, forse nel 2013, ma il tempo è senza tempo quando le amicizie perdurano, stabili e intaccabili nonostante le nostre vite procedano su binari diversi eppure paralleli di donne, madri, sognatrici e amanti della parola scritta e del libero pensiero.
Ci siamo incontrate, parlate, guardate negli occhi, condiviso momenti, passioni e situazioni di cui resterà sempre il ricordo.
Ed ora siamo ancora qui, insieme, nel dare alla luce questa sua creatura letteraria di cui io, tra onore e orgoglio, mi sento anche un po’ madrina.
Il tempo ha forse dato per scontate certezze plausibili ma contestabili perché non si finisce mai di conoscere l’interiorità dell’animo umano e questa volta Ray si presenta in una forma nuova, ma sempre simile a sé stessa: vera, genuina, sotto altra veste, quella del rapporto famigliare duraturo, solido quanto tenero.

Brevi riflessioni su “Quinta dimensione”

Un autoritratto poetico da cui emerge la forte consapevolezza raggiunta con la piena maturità espressiva, capace di stabilire rapporti profondi tra testi nati in momenti diversi della sua vita

Ero a conoscenza del valore poetico di Corrado Calabrò, per aver letto alcune poesie che un paio d’anni fa mi passò il Prof. Giuseppe Rando, ma la stima allora provata, non mi aveva preparata all’emozione squassante sortita dalla lettura della raccolta Quinta dimensione – Poesie scelte 1958 -2021, ed. Mondadori, cui mi sono recentemente accostata.

La rosa segreta. Velate assenze d’armoniche rime

La nuova raccolta di poesie di Paolo Ottaviani, a buon diritto considerato uno dei poeti più colti e sensibili del panorama nazionale

Il mondo parla una sua lingua oscura
di cui l’anima avverte rare note
che il verso dona in una lingua pura. (p. 49)



Il poeta umbro Paolo Ottaviani (Norcia, 1948) ha recentemente dato alle stampe, per i tipi di Manni editore, una nuova raccolta di poesia dal titolo evocativo e curioso La rosa segreta. Il testo, che porta quale sottotitolo Velate assenze d’armoniche rime , si apre con due citazioni in esergo, una tratta da Settima fuga del triestino Umberto Saba e l’altra da L’ordine del tempo del fisico Carlo Rovelli nella quale saggiamente sostiene che “la nostra esperienza del mondo è dall’interno”.

La tana del riccio

Un libro di Rosa Pugliese in cui l’Autrice prova a descrivere quel perenne essere in bilico sul burrone fra solitudini e relazioni, paura e sperimentazione, distanza fisica e vicinanza sociale

La parola è l’inno del poeta.
È la mia seconda volta nella poesia di Rosa Pugliese ed è sempre una scoperta. Da La strategia della formica a La tana del riccio, due metafore utilizzate da Rosa per svelare che l’uomo è un animale sociale e non si salva da solo. Per chiarircelo prende a esempio il mondo animale e le loro tattiche di sopravvivenza; dal loro comportamento trae un messaggio da dare all'umanità: per poter vivere insieme, bisogna applicare la giusta regola che permette ai ricci (porcospini) di scaldarsi nella tana senza ferirsi e alla formica brasiliana di formare un cordone con le altre per sopravvivere. La società è salvezza e dannazione per l’uomo e lei trova nella poesia la «calda dimora»; per sopravvivere.

Nel tempo dell’assenza. Tragitti casuali d’incomunicabili silenzi

Un libro in cui l’Autore “sa cogliere” i momenti veri, significativi dell'esistenza umana e “trasformarli”, elevarli ad impressioni ed emozioni mediante quell’intima unione di suoni ritmici e armonie quale è la poesia

Nel tempo dell’assenza. Tragitti casuali d’incomu-nicabili silenzi, è l’ultimo lavoro poetico di Massimo Massa, pubblicato nel 2020, dopo Evanescenze (2013), Geometrie dall’infinito (2016) e All’ora sesta (2017). Massimo Massa attualmente vive a Bari.
L’opera è suddivisa in tre sezioni: 1) L’assoluzione; 2) In ogni battito del mondo; 3) L’essenziale. Il filo conduttore di queste tre sezioni è la ricerca incessante e spasmodica del nostro essere al mondo, il sentirsi, a volte, come in bilico e frastornati da sensazioni fuggevoli e da forti emozioni che travalicano pensieri e slanci dell’anima.

Il vento dell’oblio quando soffia, uccide

L’opera poetica di Luis Cernuda

Dell’opera poetica La Realidad y el Deseo, sulla quale vorrei soffermarmi, esistono varie edizioni. Sotto questo titolo è stata comunemente raccolta la produzione poetica di Luis Cernuda (1902-1963) compresa tra il 1924, ovvero gli albori del suo scrivere, e il 1962, ovvero l’anno prima del suo decesso. Tuttavia la prima edizione, pubblicata dalle Ediciones del Árbol (di Manuel Altolaguirre) di Madrid nel 1936 comprendeva la produzione del periodo 1924-1936 e sarebbero in seguito intervenute varie modifiche – pure sostanziali – se si pensa, ad esempio, che una delle sue maggiori opere che oggi noi conosciamo, Perfil de aire, in quella prima edizione non era dotata di quel titolo ma di un più generico Primeras poesías.

Angoli del tempo. Un "giallo" Marco Cirillo

Cardiochirurgo esperto ed apprezzato, Marco Cirillo, autore del romanzo giallo intitolato Angoli del tempo, è anche un brillante e abile scrittore dalle notevoli capacità espressive e profonde riflessioni psicologiche. Ampia e feconda è la sua immaginazione. Animo poetico che fa capolino nella sua narrativa limpida e scorrevole.

Con la mia penna io scaverò. Seamus Heaney e la sua Digging

Le sue poesie hanno parlato al mondo intero, conquistando milioni di ammiratori. Dalla sua infanzia in un piccolo villaggio dell'Irlanda del Nord ha fatto passi da gigante fino a diventare uno dei poeti più apprezzati del mondo

Una morbida distesa di terra scura che si mescola al verde smeraldo tipico dell’Irlanda accompagna la vista mentre ci si inoltra nella contea di Derry sulle tracce del poeta Seamus Heaney, orgoglio nazionale e Premio Nobel per la letteratura nel 1995. La cittadina rurale di Bellaghy non è lontana, tra odori di letame e torba rivoltata la mente anela a scoprire il mondo del poeta, così immerso nella scrittura da ultimare nel 1966 Death of a Naturalist (Morte di un naturalista) .

"I sentieri del vento" di Tina Ferreri

I sentieri sono infiniti; solo nel silenzio e nel profondo del nostro essere possiamo avvertire la misteriosa bellezza del Tutto, risalire la china e respirare con intensità il senso di quiete e di infinita pace

L’opera poetica di Tina Ferreri Tiberio, autrice originaria e residente a San Ferdinando di Puglia (BT), dal titolo molto evocativo I sentieri del vento (Oceano Edizioni, Bari, 2019), giunge dopo la pubblicazione del 2017 col titolo Frammenti. Ad essa hanno fatto seguito numerosi riconoscimenti letterari in vari contesti nazionali per opere singole e anche pubblicazioni dei relativi testi in volumi e opere antologiche e su riviste dove, pure, si è dedicata – e continua a farlo con interesse e competenza – anche di critica letteraria.

Il piacere di leggere: Chiantulongu

Poesie in malvagnese e italiano di Josè Russotti. Un percorso lirico infinito, un malinconico canto di dolore per il tempo andato, l’assenza delle persone amate, il ricordo dei momenti del trapasso dei suoi cari.

Quanta forza e pathos può avere la voce interiore del poeta?
E quanto più dall’interno scaturisce, tanto più convoglia in esso tutto il suo fremere, il suo pulsare, il suo sentire, il suo percepire, fino ad esplodere in una dimensione universale.
Il “pianto-lungo” che nella bivalenza semeiotica ed assonanza linguistica non è solo “chiantu”, pianto, ma anche, mi piace questa sinestesia fonetica, “canto”.

Rudy De Cadaval. Autore Antipoeta

di Tito Cauchi

Sono candidato al Nobel. E allora? Per la mia pochezza è come averlo ricevuto. Non ci spero.
Già da queste poche parole, si può capire chi fosse Rudy De Cadaval, pseudonimo di Giancarlo Campedelli nato a Verona nel 1933 e morto ad Altipiani di Arcinazzo nel 2021.
La raccolta è composta da sette sezioni: La prefazione dell’autore, L’introduzione di Isabella Michela Affinito, La poesia, Il romanzo, La critica, Rudy De Cadavl nella critica, infine l’appendice con bibliografia, biografia ed epistolario.

Come i balconi di città

Undici racconti scritti con penna delicata e appassionata del marsicano Roberto Cipollone. Undici storie che parlano di paesi e lontananze, di città e ritorni, di cure e passioni. Undici sguardi su mondi reali e immaginari e sull'umanità varia che è in grado di popolarli

Gli undici racconti contenuti nel libro di Roberto Cipolloni, con sensibilità poetica, costituiscono la sua “autobiografia” più intima rivelandoci con umiltà i piccoli grandi misteri della vita. La narrazione dei suoi stati d’animo si dipana davanti al fruitore scorrevole ed empatica per farsi guida alla scoperta di quelle verità semplici ma assolute che non sempre siamo in grado di cogliere. Certamente l’autore condividerebbe la frase di T.S. Eliot: “Fare le cose utili, dire le cose coraggiose, contemplare le cose belle: ecco quanto basta per la vita di un uomo”.

Il concerto di via Vitelli e altri ricordi

Scritto da Fernando Anzovino, è un libro di racconti e poesie sul suo paese natio, Santa Croce del Sannio, un prezioso contributo alla preservazione del patrimonio culturale santacrocese

La dedica in prima pagina risale al 13 maggio del 2019 a nome di Fernando Anzovino che, definirlo uomo di cultura e sapere, sarebbe privarlo delle innate capacità intellettuali, affinate negli anni in teoria e pratica – studi, opere e misericordia – forte delle sue propensioni artistiche e l’apertura al nuovo con la costante curiosità dei bambini, nonostante la data di nascita segni il 1943.
Dal primo vagito in poi è stato spettatore attento delle vicissitudini umane, prima relegate agli amati luoghi di appartenenza, poi con lo sguardo oltre la “sua” Santa Croce del Sannio in cui la vita scorreva lenta ma operosa, laboriosa e gaudente, in cui col poco si imbastiva il pane all’esistenza. Ed è tra i suoi abitanti che prende vita Il concerto di via Vitelli – e altri ricordi opera del Nostro, pubblicata il 9 giugno del 2018.

La poetica di Anna Santoliquido nel saggio di Lorenzo Spurio

Il libro rappresenta il percorso tematico e stilistico di decenni di carriera poetica, affiancato da un'altrettanto ricca attività di operatrice culturale, mirata alla valorizzazione della letteratura femminile

Tra i tanti saggi dedicati alla poetessa Anna Santoliquido c’è uno che ricalca fedelmente la personalità della Nostra autrice, è La ragazza di via Meridionale – percorsi critici sulla poesia di Anna Santoliquido (Nemapress Edizioni) dello scrittore, poeta e critico letterario Lorenzo Spurio, con prefazione di Vincenzo Guarracino, postfazione di Neria De Giovanni, un pamphlet a cura di Cinzia Baldazzi, poesie tradotte in latino dal professore Orazio Antonio Bologna e una interessante intervista alla stessa autrice.

Tieni lontana la notte

È la storia di un amore difficile, profondo e controverso tra due ragazzi, Mario e Alessandra, che vuole saturare una ferita violenta, brutale.
Un libro dallo stile unico e travolgente, che ci racconta di un dolore che non si sa spiegare, ma è alla perenne ricerca di un riscatto: quello della rinascita e della vita

Tieni lontana la notte è un grido nelle nebbie dell’uomo, affinché non si arrenda, perché ritrovi le ragioni dell’essere e riscopra dentro di sé la forza del senso di appartenenza e la dignità di essere umano, così chiude la premessa del suo ultimo lavoro, Claudio Vannuccini.
È un romanzo che racconta non solo l’amore tra Mario e Alessandra, ma anche la storia di una violenza sessuale.

Grazia Deledda

La scrittrice sarda famosa in tutto il mondo, unica italiana alla quale nel 1926 è stato assegnato il Nobel per la Letteratura

Grazia Deledda nasce a Nuoro il 28 settembre 1871. È ricordata come la prima donna italiana a vincere il Premio Nobel per la letteratura nel 1926 (fino ad ora è stata anche l’unica). Canne al vento è l’opera sua più nota. Il romanzo esce a puntate su L’Illustrazione italiana dal 12 gennaio al 27 aprile 1913 e nello stesso anno è pubblicato dall’editore Treves di Milano.

Fuori dell’ombra e al chiarore delle parole

Ispirato dalla necessità di valorizzare la voce e l'operato di coloro che si dedicano con zelo all'indagine letteraria e scientifica, il libro raccoglie le pubblicazioni del Premio Letterario Internazionale Città di Pomezia e dell'attività di ricerca promossa dal Centro Studi Sisyphu

Fuori dell’ombra e al chiarore delle parole, con premessa di Fiorenza Castaldi, prefazione di Gloria Galante, introduzione e nota di Massimiliano Pecora e antologia delle opere premiate, è il primo volume della Collana “Quaderni del Centro Studi Sisyphus” di Gangemi Editore International.
Nella premessa la Castaldi, direttrice del Centro Studi Sisypuhs, spiega ai lettori: “Il frutto di questa selezione e del rigoroso criterio che l’ha guidata è raccolto in questo volume, nato dal sostegno dell’amministrazione comunale e dal lavoro del Centro Studi Sisyphus, allo scopo di portare fuori dell’ombra e al nitore delle parole il talento dei vincitori delle sezioni in gara nella XXVIII edizione del Premio letterario internazionale Città di Pomezia”.

Il richiamo

Un romanzo di Maria Teresa Infante sull’accettazione, sulla essenza delle cose, sulle scelte di vita che nell’incalzare della trama si offre come testimonianza di una condizione antropologica, allargata dal Tavoliere delle Puglie al Mediterraneo

L’Autrice è dotata di una grande, genotipica ambizione che, finora, non si è manifestata all’apogeo delle proprie potenzialità, in quanto frenata soprattutto da fattori esterni.
Maria Teresa dovrebbe adottare un po’ più di sano cinismo e lucido calcolo, onde catalizzare il suo comunque “inarrestabile crescendo”! Dovrebbe ascoltare “Il richiamo”. Il richiamo della foresta è il titolo di un noto romanzo di Jack London (in ingl. The call of the wild, 1903), divenuto proverbiale per indicare l’insorgere del primitivo istinto selvaggio nell’animale che si sia per qualche tempo accostato alla civiltà e all’uomo, e per traslato, la prepotente nostalgia che può sentire una persona di tornare a un modo di vita più libero e naturale.

Poetare donna, la silloge poetica a cura di A.M. Lombardi tutta al femminile

Sorellanza di parole

Un linguaggio poetico declinato al femminile le cui forme e sinuosità – morbide, rassicuranti, spigolose a volte quando mettono a nudo anche le ossa – scandiscono versi di varia natura e bellezza.
Variegato e multiforme così come le sfaccettature prismatriche, indefinibili, comprese nell’universo donna, includente per sua natura, senza nessuna preclusione, accogliente nel suo eterno ventre quanto vi è di percepito e percepibile, d’immutato e mutevole.
Nel canto poetico a quattro voci, qual è Poetare donna, si eleva tutto il sentire di Autrici che nulla lasciano scorrere invano setacciando, come alla foce di un fiume in piena prima che possa gettarsi in mare, detriti e pescato a piene mani.

Si chiamava Claude Monet

Un libro di liriche di Isabella Michela Affinito dedicate all'arte del grande pittore francese

Il volume, Si chiamava Claude Monet, si presenta con un’elegante rilegatura e in copertina una bellissima immagine, realizzata dall’autrice con colore a vernice per l’architettura di fondo e collage per le figure femminili, la quale presagisce una raccolta di liriche avvolte dalla magia del ricordo e della parola. La silloge comprende cinquantacinque poesie dedicate al maestro Monet, Lettera immaginaria indirizzata all’artista, Recensione al film-libro Il giardino dei Finzi-Contini, Commento al romanzo Le Onde di Virginia Woolf e Intervista postuma immaginaria a Claude Monet.

"Antologia poetica al femminile", a cura di Alberto Barina

Esporsi con giudizi di merito o, in qualche modo, valutativi dinanzi a opere collettanee è sempre qualcosa di pericoloso e di depistante al contempo. Questo perché, per quanto ci si possa avvicinare a determinati testi proposti cercando di fornirne una lettura, si cade nell’errore di approfondire il dato componimento in maniera asettica e a comparti stagni, senza prendere in esame l’opera completa del dato autore, il suo percorso, i passi – più o meno decisivi – che ha compiuto nel mondo della letteratura. Cercherò, pertanto, di evitare il periglio dinanzi alla recente opera curata da Alberto Barina nella quale ha deciso di contemplare una serie di voci di poetesse più o meno giovani.

"Canto del vuoto cavo" di Francesca Innocenzi

Una silloge di sessanta liriche secondo lo schema dell'haiku e delle sue varianti. La metrica fa da contenitore alle variegate realtà umane e ai vuoti che le attraversano: solitudini individuali e collettive, derive sociali, ma anche spazi interiori inesplorati.

Il vuoto: per alcuni un concetto filosofico-spirituale, totale negazione dell’idea di assoluto che apre a una sorta di ascetismo ateo, non mediato da divinità o da santi: una “mistica del vuoto” che, meditando sulla transitorietà e relatività di ogni fenomeno, permette di raggiungere uno stato di distacco non solo dai beni materiali ma addirittura dalla stessa ascesi, dall’ego o dal bisogno di dio, un superiore e umano stato di serenità imperturbabile in cui il distacco dalla vita e la massima apertura ad essa paradossalmente coincidono. Per altri, invece, il vuoto, in maniera più prosaica, ha una valenza estetico-architettonica, la funzione di ripulire i sensi dei tanto stressati occidentali da un overbuffering di dati visivi: un soccorso “zen” a esistenze consumistiche prese in ostaggio dal superfluo.

Poesie scritte per gioco

Una silloge di Caterina Adriana Cordiano in cui vengono affrontati argomenti importanti relativi all'essere e all'esserci; riflessioni nelle quali simboli e metafore si alternano per indagare se stessi e il mondo, la società e l'infinito

La silloge Poesie scritte per gioco è divisa in cinque sezioni: Tra me e me e me… Stagioni, atmosfere, affetti, Luoghi, Le origini e la dannazione, Amore e dintorni. Sono sessantadue le liriche e come afferma Giuseppe Manitta, terminando la prefazione: “Giunti alla conclusione della nostra lettura, la poesia di Caterina Adriana Cordiano mostra nella sua naturalezza varie facce dell’esistenza, rivelando che le poesie scritte per gioco sono una cosa seria, sono espressione dell’Io, rappresentano uno sguardo sulla contemporaneità.”

Intorno a un libro che ho sempre in tasca

Una guida tascabile pronta all’uso, mai noiosa o pedagogica, che aiuta gli uomini a entrare dalla porta principale nella multidimensionalità dei pensieri e delle emozioni delle donne

Cosa ha spinto alcuni autori a raccogliere in un’antologia i risultati delle proprie ricerche in un settore delicato come quello della differenza di genere? L’idea di base credo sia stata l’aspirazione di far conoscere i fili che muovono le azioni della donna in vari contesti sociali e la convinzione che la questione dovesse essere trattata con rigore analitico, un dosaggio equilibrato di teoria e concretezza e, soprattutto, con un linguaggio coerente e accessibile a tutti.
Parliamo di Tutto ciò che gli uomini sanno delle donne (Newton Compton Editori, 2011), uno strumento conoscitivo utile alla comprensione dei comporta-menti femminili in situazioni di disagio, stress e rischio per gli uomini di ogni età.

Lungo la via Vandelli. Poesie da Modena a Massa

Una raccolta di composizioni poetiche di Giorgio Mattei che dal percorso lungo la strada transappenninica rimanda ad un viaggio più intimo e profondo

Ho cercato di esprimere a parole quello che mi ha donato la Via, ma il modo migliore per capirlo è farne esperienza diretta, percorrendola.

Lungo la via Vandelli. Poesie da Modena a Massa contiene quarantaquattro poesie e dieci immagini di cui una in copertina, la quale ritrae le Alpi Apuane al tramonto e si apre all’infinito, ossia a un’estensione illimitata, in cui il tempo e lo spazio non hanno più alcun senso, se non quello di insegnare a vivere e in cui Giorgio Mattei, consapevole di ciò, si perde e si ritrova con velata malinconia. Nel suo sentire così forte, immerso nella campagna, si trova a non avere più confini, è un tutt’uno con la terra, ma anche con il tempo. Il passato si unisce al presente attraverso il ricordo e l’autore spera così in un futuro migliore per l’umanità. Quanto presto si dimentica la civiltà/ compito male appreso.

Il canto vuole essere luce. Leggendo Federico García Lorca

Il volume collettaneo che ha visto luce dopo più di due anni di ricerca, lavoro, approfondimento, studio e coordinazione.
Un importante progetto editoriale curato dal critico letterario marchigiano Lorenzo Spurio, da anni grande amante e studioso della vita e dell’opera lorchiana

Il 2 gennaio scorso su www.granadahoy.com è apparso un articolo molto interessante del giornalista e scrittore spagnolo Andrés Cárdenas, intitolato De García Lorca se hablará siempre. Contiene una premessa in cui l’autore riflette sul rapporto simbiotico tra Granada e Lorca e, a seguire, ci racconta vari fatti tra i quali una storia molto intrecciata riguardante Agustin Penón, un americano che, recatosi a Granada tra il 1955 e il 1956, aveva raccolto una valigiata di informazioni su Federico García Lorca, pensando di scriverci un libro.

Sopra non appare alcun cielo di Marco Quarin

Un romanzo articolato, moderno, capace di guardare al passato con la consapevolezza che da quegli anni è scaturito il nostro presente

La leggerezza non gli appartiene. Consapevole di non aver letto un romanzo, di quelli con inizio e fine, un climax che allaccia il prologo all’epilogo per poi poter chiudere definitivamente il libro ammirandone la copertina.
A onor del vero già d’effetto, con una foto d’epoca che poggia sul passato, suggestiva, di una platonica malinconia.
E penso che ci stia un po’ stretto incernierato nell’armadio a muro. Catalogarlo è imbrigliare un po’ delle vite con cui ho condiviso ore di lettura, spesso andando a ritroso, quando credevo di aver capito tutto e invece il personaggio di turno sovvertiva l’ordine delle pagine masticate e non ancora metabolizzate a dovere, come in un giallo d’autore, in cui la caccia all’assassino è la ricerca identitaria dei protagonisti.

EXTREMA RATIO di Maria Teresa Infante

Nel Settecentenario dantesco, pur riconoscendo il Fiorentino padre della nostra lingua, oggi non si potrebbe scrivere la grande Commedia umana traslata nei tre regni dell’Aldilà in modo didascalico.
Mi riferisco al complesso e dissonante, se non dissacrante, libro poetico di Maria Teresa Infante, Extrema Ratio.
Nell’opera dantesca vige un ordine medievale: la Natura è creata, assume rispetto ai Greci che non conoscevano la creazione un segno negativo.
In nuce, tutto – uomo e natura – sono figli di Dio e lo devono venerare, seguendo valori cristiani o creduti tali.

EXTREMA RATIO di Maria Teresa Infante

saremo versi sciolti fino a morte (pag. 79)

Straordinaria è la ricchezza di immagini che la poesia di Maria Teresa Infante offre al lettore. Si avverte la sensazione costante di stare in bilico tra il quotidiano e l’infinito; i versi, congegni meccanici le cui componenti piacevolmente stridono a causa di accostamenti catartici e quindi liberatori: bisogna attendere la fine della lirica per sapere a quale insegnamento condurranno. Nulla è spiegato perché “dico di cose / che plasmo a mente / a mente vorrei tenerle / dico cose che non comprendo / mentre vorrei saperle”, ma la poesia non sa, ‘semplicemente’ capta e tenta archiviazioni: in questi versi s’intravede una dichiarazione di poetica.
Fare poesia, pur essendo una funzione vitale (“si dà di matto / se rimani a terra”), non sempre è sufficiente: “un po’ d’inchiostro non è mai abbastanza”. La poesia, in questo caso altamente simbolica, è anche invocazione a chiedere presenze, ritorni e risposte, che quasi mai arrivano a completare il sapere ma allargano ulteriormente l’area della ricerca oltre le possibilità della ragione.

A mancare è il tuo canto di Giannicola Ceccarossi

Uno splendido canto dell’Assenza, una raccolta di poesie dedicate alla rimpianta madre

Uno splendido canto dell’Assenza è questo breve fascio di liriche di Giannicola Ceccarossi. Un dolcissimo inno intriso di mestizia e di nostalgia. Elevato a una figura venerata e rimpianta quant’altre mai: la madre”. Così introduce il florilegio di poesie Marina Caracciolo.
Quanto è importante una madre e quanto peso ha la sua assenza nella vita di un figlio?
La risposta è tra i delicati versi del poeta torinese, la cui sensibilità risulta particolarmente profonda in questo suo ultimo lavoro.

Zebù bambino: Davide Cortese “indaga la natura del maligno”

Bullismo, voyuerismo, blasfemie sono oggetto di ventuno filastrocche brevissime e irriverenti sul confine del dicibile

Come rimanere impassibili dinanzi alla nuova opera poetica di Davide Cortese (Lipari, ME, 1974), Zebù bambino (Terra d’Ulivi Edizioni, 2021)? Si tratta di un agile mannello di versi che si susseguono come a voler compiere una narrazione sorprendente, tra immagini nefaste e di sicuro sbigottimento per il lettore, o per chi s’appropria del testo. Un’opera tortuosa e pluristratificata, sorprendente eppure pregna di immagini deliranti, di cupa nevralgia, di violenza becera e gratuita. Perché, dunque? Da dove partire?

La poesia neodialettale di Enrico Del Gaudio

Ciento lire ‘e puisia. Viaggio nella Storia dal dopoguerra ai giorni nostri attraverso la Poesia Napoletana

Nel mio libro Appunti critici (2002) ho riservato una appendice dedicata esclusivamente ai poeti in dialetto intitolata L’Anti-modernismo; ed una ragione c’era, indiscutibilmente chiara se pensiamo alla produzione di poesia nei vari dialetti italiani durante il decennio degli anni ottanta e novanta che, sicuramente, ha raggiunto esiti convincenti, anche magari superando di una spanna, mediamente, la coeva produzione nella lingua nazionale. Albino Pierro era stato un pessimo maestro ed aveva impartito alla scuola di poesia dialettale italiana una lezione di dubbio spessore critico-culturale legittimando una poesia del ritorno al borgo natìo, avvolta nella nube del presentimento della morte e condita con il ritorno all’infanzia; il tutto con il corrispettivo di un dialetto impervio, dagli accenti sghembi e dalla sonorità strozzata.

Extrema Ratio di Maria Teresa Infante

Un tentativo pienamente riuscito di dimostrazione delle possibilità esplorative della poesia borderline

Extrema Ratio, espressione latina che vuol dire ultima soluzione, estremo rimedio a cui si ricorre quando non vi sono altre vie d’uscita. È forse l’ultima soluzione, la più dolorosa.
La dedica iniziale è alla vita che fugge senza sapere dove andare. Sembra essere un colloquio con la vita che non è sempre stata all’altezza delle aspettative. La cosa certa, per l’autrice, è che la poesia è la sua verità: Questa sera non scriverò poesie mentirò per lasciarvi gioire. […]Le maschere non hanno volto/ quando scomponi gli occhi/ e più non sai dell’abito che indosso […]Il nostro inferno è dentro/ fuori è festa.
Appare chiaro che Maria Teresa rimproveri alla vita tante mancanze, tante assenze: Pensavi che le spalle-mie/ potessero sopportare più del dovuto/ e non mi vedevi quando ero nuda/ davvero.
Dubbi e domande poste a una compagna silenziosa: Nel pieno delle mie facoltà/ barattai la mente/ con una spremuta di cuore/ al limone. […]Ci sono stata in quella casa in cui le geografie cambiavano direzione e il giorno non sapeva da che parte entrare. Io che sedevo ogni volta su quella sedia rimasta vuota fino al mio ritorno.

L'ultima notte

Il nuovo noir di Giuseppe Scaglione, ambientato in una Bari affarista, dove la criminalità e corruzione sono infiltrate nella società civile.
Un romanzo coinvolgente, sapientemente intrigante, dalla trama originale ed articolata per illuminare zone d’ombra che per molti è comodo ignorare

Bisogna completare la lettura, restare in bilico sulle ultime righe della narrazione per comprendere che il titolo L’ultima notte va ben oltre una tradizionale storia poliziesca.
Un volume di 198 pagine, Les Flaneurs Edizioni, che si posiziona tra il genere letterario “poliziesco” e la “detective story” in cui il protagonista/eroe cam-peggia sulle vicende in veste di artefice, padrone del contesto in continua evoluzione.
Giuseppe Scaglione, alla sua terza pubblicazione personale – oltre le varie presenze in Antologie – ci conduce all’interno del capoluogo pugliese, sua città d’origine, per dare vita a storie dai contenuti agghiaccianti quanto reali.

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