Per non morire

(Nardacci Gabriella)


L'acciottolato del vicolo è umido. Occorre concentrarsi al massimo per camminare senza perdere l'equilibrio su questi tacchi che s'incastrano negli interstizi dei sampietrini. Mancano solo cento metri per arrivare sulla strada principale asfaltata.
Sulla destra, un piccolo negozio d'antiquariato attira la mia attenzione. Mi fermo e osservo la vetrina piccola.
Una vecchia signora è appoggiata a una seggiola parzialmente spagliata con sopra un cuscinetto vecchio e ridotto a una sottile copertura.
Incuriosita, guardo la vetrina. La polvere copre alcuni degli oggetti rimasti e il resto dei ripiani. Dallo spessore della polvere sulle impronte lasciate dagli oggetti, posso capire quali sono stati tolti di recente. L'ultimo oggetto tolto dalla vetrina, è un crocefisso.
Lo sguardo passa in rassegna e si ferma su una scatolina da gioielleria, ovale, che potrà contenere, per la grandezza, un ciondolino portafortuna o un anellino. Sembra di cartoncino duro. E' colorata e la polvere nasconde il disegno ma par che mi racconti vecchie storie d'amore e di sicuro conserverà un odore di ambienti eleganti o di vecchi camerini di teatro, penso.
Sento lo sguardo della signora che si avvicina alla porta d'entrata e l'apre salutandomi. Intravedo, all'interno, alcuni scatoloni aperti e molti ripiani quasi svuotati. Lei segue il mio sguardo e dice:
-Sto togliendo tutto. So' tempi duri questi! Chiudo!- mi dice.
La guardo e le sorrido. E' una vecchia signora sulla cui fronte ha pieghe di preoccupazioni mentre le sue mani parlano di maledetti reumatismi che gliele hanno deformate.
-Non ci vedo neanche tanto bene ormai e per fare questo lavoro occorre avere una buona vista...- dice, quasi a giustificare quella decisione sofferta. Sospira forte e maledice la vecchiaia.
Le poggio la mia mano sulla spalla e le sorrido ancora senza parlare. Non mi riesce di pensare diversamente da lei. Sono d'accordo. Mi piacerebbe abbracciarla per farle capire quanto io, ancora giovane, sia vicina a un pensiero così datato.
Ha gli occhi lucidi ed io sento tutta la sua visione della vita come condanna a morte.
Certi pensieri passano tra noi. Lei sembra averli colti in pieno. Del resto, una donna che ha conservato la memoria degli oggetti e della storia, non può non saper leggere la filosofia della vita!

-Sono tre settimane che provo a chiudere questi scatoloni ma sta succedendo una cosa strana: ora che mi sono decisa, capita sempre qualcuno che compra un oggetto che ritrovo nascosto tra gli altri!-
Credo stia tirando fuori la sua capacità di commerciante e ciò mi fa sorridere.
Allora le chiedo di quella scatolina. Non se la ricorda neanche e non riesce a vederla ora che è diventata anche più bassa e malsicura sulle gambe.
Entro nel negozio e le prendo la scatolina dalla vetrina. Anch'essa lascia una piccola impronta sulla polvere.
Sotto la scatolina, in corsivo, c'è scritto un nome e una data: Agnese 1815.
La signora la spolvera ma le sue mani sembrano non avere più la presa sicura delle cose e la scatolina sfugge da esse, cade sul bancone pieno zeppo di fogli e di registri.
Si preoccupa immediatamente di raccoglierla e di controllarla minuziosamente. Mentre la spolvera mi racconta la storia di una vecchia attrice caduta in miseria che le portò quella scatolina. Gliela pagò profumatamente.
-Ma ora i colori si sono spenti, non è bella come quando l'ho comprata...- mi dice.
La scatola appare nella sua bellezza antica. Ha colori che variano dal rosa antico al violetto fino al bianco panna in un disegno di piccole forme sinuose e morbide delineate sottilmente in nero. Lateralmente il sole della vetrina ha leggermente scollato un righino dorato che orla il coperchio.
Sono attratta da quella scatolina. Mancano pochi giorni al compleanno della mia cara amica e quella scatolina mi suggerisce il regalo da farle.
Penso che potrò regalare un ciondolo portafortuna alla mia amica. Dentro una scatolina così preziosa la fortuna arriverà intatta a lei. Lei apprezzerà il mio regalo perché conosco la sua intelligenza a capire che il contenitore, questa volta, è il vero e prezioso contenuto di un sentimento d'affetto autentico che sa dei profumi antichi della passione.
La signora mi dice:- La prenda, gliela regalo. Questa scatolina è vecchia più di me e l'avrei buttata via. Pure io non servo più, ormai... Questa non è più una scatolina antica, ma è solo vecchia!-
Avevo deciso di prendere un taxi e di farmi accompagnare a un bel ristorante al centro.Volevo spendere tanto quella sera e concedermi un attimo da afferrare al volo.

Le do tutta la cifra che avevo stabilito per festeggiare da sola il mio compleanno quel giorno ma non avrei potuto fare incontro e conoscenza migliore per ricordarmelo.
Lei mi guarda e comincia una dura "lotta" tra noi due. Lei che tenta di rimettermi i soldi in borsa e io che glieli rimetto sul bancone fino a che le mie mani hanno la meglio sulle sue. Allora mi abbraccia forte e piangendo mi ringrazia.
-Non per i soldi ma perché lei oggi mi ha ridato la vita!-
_Rimetta a posto tutti gli scatoloni e dia una spolverina, piuttosto!- le dico con amorevole rimprovero.
Mi accompagna sulla porta e mi guarda man mano che mi allontano. Mi giro e a voce alta le dico che tornerò a trovarla mentre la vedo che si asciuga gli occhi con le sue mani stanche.
Sono quasi arrivata alla fine del vicolo e il tacco di una delle scarpe s'incastra tra i sampietrini e si stacca. Mi giro e la vedo ridere e di certo quel tacco staccato mi ha tolto del tutto anche quel leggero dispiacere per non aver accontentato quel lato di me che voleva spendere diversamente quei soldi. Entrare in un ristorante con una scarpa senza tacco, non era davvero il caso.
Zoppicando compro un biglietto del tram e zoppicando senza curarmi di chi mi sta guardando, arrivo alla fermata.
Seduta sul tram penso alla vita e a quella signora. Sono certa che non chiuderà quel negozio che è motivo della sua esistenza e anche la mia scatolina potrà vivere ancora a lungo.
Canticchio piano un motivetto mentre una delle due gambe, penzoloni, segna il ritmo.