Viaggio a San Miniato

(Mandia Giuseppe)


È come ritrovare abbracci e sorrisi
nel quadro giallarancio che mi viene incontro
al ritmo caldo e lento di questi quattro vagoni
che portano il treno gentile ad assaporare
ogni bacio di terra toscana.
Olivi e cipressi, vigne e manieri,
sentieri, giochi di passeri e foglie, luci tra le fronde
e giù giù un torrente smilzo tra i campi,
un piccolo gregge, un fiore di case e famiglie
che immagino, nella religione del lavoro e dell’armonia,
a far capriole per il pane e ad allevare bimbi semplici e svelti
a ricordarmi di quel giorno d’ottobre
quando mi raccontasti che tu, in un cantuccio dell’Est,
in uno spensierato nulla,
al primo raggio di sole correvi tra lamponi e betulle.

È un fazzoletto tenero, di motivi a pastello,
un melograno minimo
il cuore di San Miniato
capriola di volpe il colle assolato
nota allegra di sogni aquiloni
che s’adagia tra le braccia fedeli di due torri che sfogliano
chiese, visi affiatati, profili di palazzi persi nella loro bellezza
e ritrovi di tavoli che sanno il tempo e gli umori,
isole e nidi avvoltolati nell’eterea tela bianca del tartufo.
Persone scendono come me
e come me si voltano
accartocciano ancora una briciola d’emozione.
L’ultimo mio sospiro ha sapore di ritorno
mentre quest’aroma fraterno
riposa nella metamorfosi della notte