Servo di due padroni

(Guaragno Simone)


Son Arlecchino,
son Servitore:
maschera nera e
movenze d'attore.
Giudicate, voi bianchi,
giudicate, voi seri:
recitar è difficile,
ancor più esser sinceri.
Una burla è la vita
e noi i suoi buffoni:
chi buffo per scelta
e chi beffo da fuori.
Ecco io per salvarmi
ci scherzo e sorrido:
la fortuna mi cerco
e due padroni arrido.
Il mio primo signore
per natura è spietato:
mi adora e ricambio,
Verità è nominato.
Il secondo, di fatto,
è giocoso e perdona:
truccato è salvezza
e Finzione mi dona.
Son servo e pur sciocco,
son servo, non nego:
abbraccio Apparenza,
e la Realtà diniego.
Voi saggi, voi onesti,
voi, dico, smascherati:
gioite, bravi, sorridete,
ma siete camuffati.
Anch'io, come Arlecchino,
di giorno, rido e sbuffo:
la notte, via il costume,
piango, soffro e son distrutto.
Concedetemi, io vi prego,
vi prego, assoluzione:
qual è la Verità, rispondete,
schiavo son dell'emozione.