Il bavaglio

(Bacca Enzo)


Hanno la bocca sbavante, ingorda
di encomi alla carriera:
patacche di latta smaltata
appese al bavero
e carta igienica ovattata
per fondoschiena di genuflessione.
Hanno bocche di lingue lamate
“barba e capelli” e un calcio basso
per colpire in fondo, alle spalle.
E gli onesti? In processione!
Sono petali di rosa sfibrati, staccati
dalla corolla, senza redenzione.
Escrescenze da estirpare!
Guai ad alzar la testa, lassù
il nodo scorsoio è pronto per la gola
e un boia col dente d’oro attende rapace
sghignazzando sotto il cappuccio.
Il cappio insaponato dell’imbroglio
s’innalza maestoso sulla forca, inamidato
sulla nuca, sul collo, sul fossato. Nessun cruccio!
Nessun reato di lesa maestà.
E’ qui la festa del pubblico ludìbrio?
- Entrate trionfanti, c’è posto sugli scranni
donne e bambini e vecchi e lestofanti, tutti quanti -.
Dei pupari in colletto bianco è la storia…
la porpora, la casta tra i filari, la strafotezza
senza trafile e concerie maleodoranti.
Quanta sofferenza la mia penna
quanta carta lacrimata attende sommersa
stropicciata: giù nella pattumiera, infine
come testa mozzata di agnello sacrificale.
Non voglio più urlare questa malaria
questa mannaia che non teme giustizia.

Finirà prima o poi questa tonnara
si scioglierà…questo bavaglio.